Ormai , dopo un anno e mezzo di convivenza forzata con il Covid, ci siamo già dovuti confrontare con questo nuovo tipo di stato ansioso: la paura di ammalarsi di Covid. L’ansia da Covid per dirla in sintesi, è sempre più comune in adulti e adolescenti.
Gli adolescenti, nella loro specificità, tendono a pensare e riflettere molto, talvolta anche a ingigantire i problemi e le relative preoccupazioni. Molto più di quando vivevano l’età infantile.
L’adolescenza è l’età in cui si esce dal proprio ambito familiare, si entra in contatto col mondo e ci si pongono tanti perchè. Occorre quindi che gli adulti sappiano affrontare i figli in età adolescenziale con la dovuta calma e cercare di fornire loro risposte soprattutto realistiche. E’ fondamentale quindi non fuggire di fronte alle domande che i ragazzi di 12, 13 o 14 anni pongono spesso a bruciapelo, tanto da mettere in difficoltà i genitori.
Non importa rispondere subito. I ragazzi sanno aspettare, meglio quindi prendersi il tempo di documentarsi. L’importante è rispondere con serietà, anche in modo semplice e per quello che si sa. E’ fondamentale quindi non scappare con dei pretesti, o per il timore di non saperne abbastanza.
Prendiamo le domande che i figli possono fare sul Covid: cos’è, come mai proprio ora, perchè ai vostri tempi non c’era, il prof . ci ha detto così e cosà, lo vedi che tu non ne sai niente? lo vedi che hai detto una cosa sbagliata?
Di fronte a commenti di questo tipo, oltre che rispondere per quello che si sa , è bene rimanere ancorati alla realtà. Non inventiamo quando non sappiamo cosa rispondere. I figli se ne accorgeranno subito. Meglio dire un onesto “non lo so, mi documento e poi ne parliamo”, piuttosto che inventare stranezze o arrampicarsi sugli specchi.
L’onestà come esempio aiuta a crescere nel modo migliore. Confrontatevi, leggete insieme degli articoli tecnici, medici, discutete insieme. Ascoltate i figli, le loro domande sono spesso argute e preziose.
Paola Federici
Ps