Cosa puoi capire di te quando la penna vaga senza meta
Pubblicato in “Confidenze”
Di Paola Federici *
* Psicologa Psicoterapeuta esperta di analisi del disegno (Ha fondato il Centro Psicologico e di Terapie Naturali a Binasco (MI)
I disegni automatici hanno un significato?
A tutti ogni tanto capita di trovarsi a tracciare scarabocchi e disegnini vari, mentre si è soprapensiero. Succede quasi sempre quando la mente è occupata a fare qualcos’altro, solitamente prioritario. Per esempio scarabocchiamo sul bloc notes degli appunti quando parliamo al telefono, oppure se stiamo discutendo animatamente per convincere l’altro della bontà di una nostra idea. Molto frequenti gli scarabocchi involontari nel corso di riunioni di lavoro.
Alla fine della telefonata o del meeting ci accorgiamo di aver riempito pagine e pagine del blocco con sghiribizzi più o meno strani, talvolta perfino con disegnini carini e simpatici come quelli dei bambini. La cosa singolare è che questi segni vengono tracciati in modo talmente automatico da non rendercene conto a livello cosciente. Poi, una volta terminata la riunione o la telefonata, se andiamo a sfogliare quelle pagine “pasticciate”, ci capita di non riconoscere come nostri quegli scarabocchi. Un senso di estraneità ci coglie nell’osservare pupazzetti, freccine, omini stilizzati, tracciati geometrici, addirittura cifre che paiono codici segreti: una sequenza di segni che si sono prodotti quasi da sé. Di certo in modo inconsapevole, visto che la nostra mente era impegnata su ben altri fronti. Quante volte ci siamo chiesti, osservando allibiti ciò che il nostro inconscio aveva prodotto, se quei segni potessero avere qualche significato!
Un significato ce l’hanno e ben più profondo di quanto pensiamo!
Solo per il fatto che i disegni siano scaturiti in modo automatico, dobbiamo pensare di attribuire loro una motivazione. L’automatismo funziona un po’ come i lapsus freudiani, le dimenticanze e le inversioni di nomi. Un esempio classico ormai da barzelletta è quello del marito che chiama la moglie col nome dell’amante, ovviamente quando è distratto o magari nel sonno. Quando la parte razionale di noi allenta le redini, ecco le emozioni prendere il sopravvento e il nostro vissuto più profondo si manifesta senza censure.
Ebbene, gli scarabocchi vanno letti in questa stessa chiave: poiché si producono quando la razionalità è occupata in altre cose “più importanti”, le emozioni hanno il campo libero. Se la mano va da sé e gli sghiribizzi riempiono il foglio, possiamo leggere in essi il nostro temperamento, i nostri desideri, la nostra sensibilità. Insomma, un test immediato su chi siamo veramente, dietro la facciata delle quotidiane incombenze.
Vediamo alcune chiavi di lettura .
Il meccanismo della proiezione
Perché si possono interpretare i disegni automatici? Come in ogni altra produzione grafica, scatta un meccanismo particolare, che si chiama “proiezione”. Cosa significa? Ognuno di noi, allentando il controllo razionale, lascia trapelare emozioni, desideri, rabbia, scontento, desideri, sogni e fantasie. Proiettare vuol dire utilizzare il foglio bianco come uno spazio su cui esprimersi. E’ come se paragonassimo il foglio a un ambiente dove ci si trova con altre persone. Ognuno di noi assume un atteggiamento diverso e si comporta in modo molto personale in mezzo agli altri: ebbene il foglio è un invito a esprimersi. L’espressione individuale appare così nel disegno prodotto.
Il meccanismo proiettivo è quindi in gradi di dirci molto sulla personalità dell’autore del disegno.
Tipologie di scarabocchi automatici
1. I disegni geometrici e i numeri.
Chi preferisce, senza accorgersene, tracciare cifre o fare scacchiere, cubi e figure geometriche, ammette una propensione verso la razionalità piuttosto che per le emozioni. Nei loro ricordi infantili, quasi sicuramente prediligevano i problemi di aritmetica e geometria ai temi. Nel disegno avranno preferito quello tecnico, con regole severe e rigide, a quello libero artistico. Come dire che nella vita di questi personaggi l’ultima parola ce l’avrà sempre la ragione. Difficilmente l’autore farà un colpo di testa per amore o una follia dettata dalla passione. Alla fine tutto dovrà quadrare.
Chi predilige i disegni geometrici a incastro, una sorta di puzzle tradotti sulla carta, potrebbe avere una predisposizione alla tattica, un po’ cerebrale certo, ma in alcune occasioni potrebbe essere capace di manipolare le situazioni a proprio favore.
2. Le freccette meritano un discorso a parte: sono comuni a molte persone, che le disegnano in svariate posizioni e con tante punte, talvolta sovrapposte. Osservate dove puntano le frecce: se verso l’alto e verso destra, l’autore è un ottimista, sta cercando di raggiungere i suoi obiettivi. Se però l’autore disegna frecce con la punta rivolta sempre verso il basso, sta attraversando una fase di depressione. Ha bisogno di aiuto! Se le frecce lasciano vuoto lo spazio inferiore per collocarsi nel bordo superiore del foglio, è facile che l’autore sia un idealista, una persona dalla fantasia spiccata e dalla fervida immaginazione…che non sempre però riesce a portare a termine i propri obiettivi, perché non sempre ha i piedi per terra. Al contrario, se le frecce riempiono soltanto la parte inferiore del fogli, l’autore avrà uno spirito prevalentemente pratico, un’ottima manualità, ma non si sbilancerà in progetti che non avrà prima valutato e ponderato. Per contro, potrebbe anche lasciarsi sfuggire qualche bella occasione, per eccesso di prudenza , sotto al quale cova…un po’ di insicurezza.
3. Casette e paesaggi. Si torna alla propria parte “bambina” che tutti abbiamo dentro di noi ma che nel mondo di fuori non possiamo certo far emergere. Nei momenti di relax o quando non stiamo controllando le emozioni ecco riemergere la casa-nido, quell’Io bambino che conserviamo gelosamente insieme ai bei ricordi d’infanzia. Simbolo tipico è la casetta col camino che fuma, disegnata piuttosto spesso sia da uomini e donne in carriera, da manager rampanti sia da mamme gratificate dalla loro quotidianità. Insomma, la casa è un simbolo universale e disegnarla fa rivivere emozioni vere, delle quali si ha comunque bisogno di attingere anche nella vita adulta. In fondo tutti sogniamo di rifugiarci, la sera, in una casa accogliente. Se il fumo esce dal camino, la ricerca del calore familiare è un obiettivo primario. Anche gli uomini possono disegnare case e ambientazioni naturalistiche, anche se questa tipologia di disegno appartiene di più al sesso femminile, tant’è vero che ognuno proietta nel disegno automatico quella parte di sé non sempre facilmente ammissibile, per esempio la propria componente femminile che, come ormai ampiamente dimostrato, appartiene anche al sesso maschile. Perciò le persone dolci, che amano il calore familiare o chi si trova in periodi particolarmente stressanti e sotto tensione, finisce per desiderare la quiete dell’intimità e il calore della famiglia e lo esprime in disegni di questo tipo.
3. Alberi e fiori. L’albero è un altro dei disegni automatici più spesso rappresentati. La simbologia dell’albero richiama al sé: gli psicologi affermano che il tronco rappresenta l’Io presente e il modo con cui si affronta la vita, la chioma simboleggia il futuro , mentre le radici richiamano al passato. Quindi se una persona disegna un tronco grosso e ben piantato ma con una chioma piccola e schiacciata, significa che tende a vivere alla giornata e le sue sicurezze sono legate a ciò che ha conquistato fino a quel momento. Viceversa una chioma esageratamente grande collocata su un tronco esile mostra una personalità sognatrice ma poco concreta. Fiori, erba, cespugli e paesaggi di contorno indicano buone capacità di osservazione e di adattamento all’ambiente.
4. Pupazzetti, omini e animali.
Sono piuttosto comuni nei disegni di molte persone. Le faccine con le espressioni più varie, gli omuncoli a mezza via tra l’umano e l’animale, i pupazzi dei cartoons. Sono dei modi per prendersi tempo e riflettere, altre facce di se stessi, mascherate, che presentiamo al mondo. Sono visi spesso scherzosi, appartengono a coloro che cercano di sdrammatizzare le seccature della vita. Se però i visi hanno una espressione cupa o minacciosa, o gli animaletti mostrano i denti aguzzi, l’autore cova una aggressività un po’ troppo repressa da tempo. Attenzione! Potrebbe farvi un voltafaccia improvviso o prepararvi un tiro mancino poco simpatico!
5. Personaggi clichè (clown, cow boy, cartoni animati)
Non solo i bambini disegnano personaggi clichè, di solito tratti dai cartoni animati e dai fumetti, ma anche alcuni adulti. Un personaggio-clichè è appunto un personaggio standard, che non ha nulla di personale, ma esprime la simbologia del personaggio che rappresenta. Ad esempio il clown l’allegria un po’ forzata, il cow boy e l’uomo mascherato sono gli eroi in assoluto, i miti della fanciullezza e dell’adolescenza e così via. Senza ombra di dubbio chi si lascia andare a questi disegnini stilizzati ricalca percorsi già predisposti, in realtà nulla di nuovo. Si tratta di simboli maschera di un proprio stato interiore. Un esempio fra tutti: la figura del clown che “deve” far ridere sempre e comunque nasconde spesso una maschera di tristezza. Chi disegna il clown tende spesso a mascherare i propri disagi, a non farne partecipi gli altri, perché si sente in dovere di mostrarsi sempre come una persona senza problemi. Forse è stato responsabilizzato un po’ troppo presto, dovendosi assumere impegni eccessivi per l’età.
Cosa analizzare in uno scarabocchio?
1. Lo spazio occupato e quello lasciato vuoto: rappresenta il modo in cui una persona si muove nell’ambiente. Più lo spazio è occupato più l’autore è dinamico e pieno di iniziativa, se al contrario il disegno occupa solo una piccola parte del foglio e lascia molto margine bianco, significa che può assumere atteggiamenti passivi e si lascia facilmente prevaricare dagli altri.
Lo spazio ideale è quello che occupa i due terzi del foglio. Quindi il disegno deve apparire ben centrato con spazi armoniosamente lasciati vuoti ai margini superiore, inferiore, destro e sinistro.
Se lo spazio è troppo riempito: indica confidenza e fiducia in sé, ma un po’ esagerata. Come dire che la persona può risultare un tantino arrogante e onnipresente….un po’ come il prezzemolo. Incapace di tenere conto dei bisogni altrui. Accade quando il disegno dà la sensazione di non starci completamente nel foglio, come se non si fossero prese le misure adeguate, quando restano fuori i piedi del pupazzetto o perfino le gambe a volte.
2. Il tratto e la pressione: le linee grosse e calcate dicono che l’autore possiede una energia d’urto considerevole, talvolta eccessiva tanto da diventare una specie di bulldozer nei rapporti interpersonali. Se poi le linee sono rette e formano parecchi angoli, i modi possono diventare piuttosto bruschi. Al contrario, un tratto lieve e sottile mostra un temperamento cauto, una persona che si può intimorire di fronte a chi fa la voce grossa. Solitamente questa caratteristica si accompagna a gesti curvilinei e delicati. L’ideale è che il disegno presenti una varietà nel tratto e nella pressione per essere equilibrato.
3. Angoli e curve: un segnale di equilibrio e armonia si coglie a prima vista, quando il disegno si presenta come un insieme di linee armoniche e soprattutto curve. Quando invece le linee si interrompono bruscamente e formano angoli improvvisi, l’andamento cambia spesso direzione e assume un aspetto disarmonico, l’autore denuncia nervosismo e tensione. Le motivazioni, ovviamente, non emergono da pochi disegni, ma l’inconscio mostra una tensione emotiva , che può avere origini diverse.
4. Le dimensioni del disegno: grandi o piccole, enormi o piccolissime. Il disegno può inserirsi nello spazio del foglio con tutta la sua imponenza od occupare un piccolissimo punto centrale, lasciando bianco e inutilizzato il resto della carta a disposizione. Se il disegno è grande il suo autore si sente importante, si impone agli altri, se al contrario il disegno è piccolissimo l’autore vive se stesso con un senso di inferiorità e di inadeguatezza. In questo caso l’equilibrio sta nel mezzo.
5. Le sfumature e i colori.
Chi disegna in bianco e nero e chi preferisce i colori. La differenza sta nella sensibilità: coloro che non amano usare i colori tendono ad essere razionali e logici nelle decisioni. Viceversa chi ama i colori e disegna direttamente col pastello o col pennarello, è soprattutto un emotivo.
Significati emozionali dei principali colori.
Rosso: chi utilizza in prevalenza questo colore è dinamico e pieno di iniziativa. L’energia è forte e ha bisogno di esprimersi. Attenzione però: quando il rosso è quasi esclusivo o associato a toni altrettanto forti, come l’arancione e il giallo, chi disegna sta attraversando un periodo di grande agitazione o si trova in uno stato ansioso che richiede aiuto.
Blu: è il colore della calma, dell’amore e del senso di appartenenza. Chi usa molto il blu sta inviando un messaggio di questo. Ha bisogno di sentirsi amato e accettato, ma anche di un ambiente tranquilla e accogliente.
Verde: Il colore dell’IO: chi lo usa in abbondanza sta cercando di imporre la propria personalità , di realizzarsi, di affermare la propria identità. Lo stato emotivo è di un equilibrio in tensione, di chi vive in uno stato di costante allerta.
Giallo: Il colore della socialità, dell’apertura all’esterno e del futuro. Chi sceglie questa tonalità e la predilige nei disegni, è una sorta di amicone di tutti, non sa vivere senza circondarsi di amici. Ma dietro questa estroversione e simpatia a tutti i costi maschera una paura profonda della solitudine. Piuttosto che rimanere solo, il personaggio “giallo” accetta anche chi non gli piace.
Marrone:
Viola: è chiamato il colore degli artisti, perchè denota grande sensibilità. Coloro che abbondano nel viola sono persone molto sensibili, talvolta incapaci di porre i propri limiti, di difendere i propri diritti perché fin troppo attenti alle necessità altrui. Sono persone che facilmente cadono di fronte a un ricatto affettivo, per non sentirsi in colpa.
Nero: il colore della ribellione, del “No”, dell’adolescenza. Coloro che preferiscono il nero amano quindi la polemica, l’energia d’urto, non temono di mettersi in contrasto anzi spesso finiscono col trasformare in discussione ogni minima divergenza di opinione. Vanno aiutati a non mettersi sempre in antagonismo.
Bianco: è il non colore, per definizione. Lo si può aggiungere a qualsiasi altro colore per renderlo più chiaro , ma anche più luminoso. Chi sceglie il bianco tende a non volersi pronunciare, a non esprimere la propria opinione.
Grigio: è il colore maschera, di chi non si espone o cela la sua vera personalità per timore di dover poi difendere le posizioni di cui non si sente sicuro. Chi disegna in grigio in realtà non desidera colorare i propri disegni, finisce perciò per essere un razionale che cerca la logica ad ogni costo, come garanzia di sicurezza , per timore di manifestare le proprie emozioni.
GLI SCARABOCCHI DI ALCUNI PERSONAGGI
Ogni casa una tipologia di personalità
MARCELLO CIRILLO disegna una casetta nitida e lineare, così dovrebbe essere il suo carattere, chiaro e prevedibile. Il camino che fuma indica un grande senso della famiglia, confermato anche dalle tegole del tetto, tracciate con una precisione quasi maniacale. L’attenzione ai particolari indica l’amore per il dettaglio e per l’ordine anche nella vita, il bisogno di organizzare la giornata fin nei minimi dettagli.
MAX DE PALMA disegna una casa inserita in un paesaggio. L’insieme dei tratti che sembrano quasi sfuggire dalla penna, dà la sensazione della velocità, quasi dell’impazienza. Pur avendo inserito tutti i dettagli necessari, lo schizzo indica un temperamento vulcanico, una personalità piena di idee. Gli alberi hanno la chioma a groviglio, le radici accennate con un tocco di penna, così come porte, finestre e camino. Insomma, De Palma vorrebbe essere capito al volo ancor prima di parlare.
Tanti i disegni geometrici, ma non sono tutti uguali!
GIGI SABANI predilige le cifre. Una predilezione per la logica, che forse è anche la modalità preferita per affrontare le situazioni della vita. Di certo chi scarabocchia numeri non rivela molto di se stesso e preferisce che la sua vera personalità rimanga dietro una sorta di maschera.
PAOLO FOX traccia una scacchiera. Un labirinto o una maschera imperturbabile? In realtà ambedue. Non vuole dire molto di se stesso questo scarabocchio che è un reticolato senza esseri umani, senza paesaggi, senza animali e senza case. Dietro il reticolato può esserci qualsiasi cosa o chiunque. Ottime capacità di autocontrollo in qualsiasi situazione.
MICHELE GUARDI’ ha tracciato uno scarabocchio geometrico che unisce linee rette a linee curve, in una fusione che crea equilibrio e senso estetico. La razionalità prevale sull’emotività ma sempre calibrata nella ricerca della perfezione ideale. L’autore ha sentito inoltre il bisogno di racchiudere il disegno in una cornice, come a voler delimitare se stesso dal prossimo. Un bisogno ulteriore di chiarezza nei rapporti umani.
PAOLA SALUZZI desidera raggiungere un obiettivo cui tiene in modo particolare. Ha disegnato infatti una scala che somiglia a un podio. Il suo disegno non è però soltanto geometrico, infatti l’autrice aggiunge dei cuoricini, un modo per sciogliere la rigidità dello scarabocchio con un tocco di femminilità e di…imprevedibilità.
Un fiore per definire il proprio IO
RAMONA DELL’ABATE si pone al centro dell’attenzione, ma con delicatezza e savoir faire. Il fiore è disegnato partendo da un punto centrale che progressivamente si allarga, rimanendo centrato su se stesso. Inoltre è di dimensioni piuttosto rilevanti, ciò indica un bisogno di essere protagonista delle situazioni. Il tratto è però curvilineo, quindi l’autrice sa porsi col prossimo in modo cordiale e garbato…basta lasciare che sia lei a condurre il gioco.
Il tratto artistico indica sensibilità
SABINA STILO: Tanta sensibilità in un vero e proprio quadretto, dove le ombreggiature in bianco e nero mostrano come le tonalità emotive siano prevalenti nel temperamento dell’autrice. In questo disegno, che è un vero e proprio esercizio artistico, l’autrice mostra quanto sia capace di impegnarsi e la serietà con cui affronta i propri obiettivi. La sua grande emotività talvolta la può condurre ad alti e bassi del tono dell’umore.
Sa scherzare su se stessa e sdrammatizzare la vita
STEFANIA ORLANDO: un pupazzetto che sorride. Sembra un neonato o un orsacchiotto. In ogni caso trasmette allegria e buon umore. Chi rappresenta in modo prevalente esseri animati e visi, mostra facilità di contatto sociale, il bisogno di svolgere un’attività a contatto con gli altri. In questo caso il sorriso denota ottimismo, il tratto veloce e sintetico una intelligenza intuitiva, il gesto curvilineo la capacità di fondere la razionalità con la sensibilità .